Una visione pedagogica positiva sull’alunno
La prospettiva pedagogica sulla disgrafia si caratterizza per un approccio educativo positivo nei confronti dell’alunno, presupponendo a priori che ogni alunno è in grado di imparare bene o perlomeno di migliorare notevolmente nelle sue prestazioni grafiche, se solo viene seguito in modo graduale e sistematico, sostenendolo secondo i suoi effettivi bisogni.
L’ottica pedagogica qui promossa, del resto, non è quella di omologare i risultati dei bambini verso livelli standardizzati di adeguatezza, quanto piuttosto di facilitare l’apprendimento grafico a tutti gli alunni, con particolare attenzione a quelli più in difficoltà.
Pertanto l’importante è quanto ciascun bambino progredisce rispetto ai suoi livelli iniziali, piuttosto che il confronto con il gruppo classe o con livelli statistici di riferimento, cercando sempre di cogliere a quale punto dell’apprendimento un bambino è arrivato e qual è il gradino di apprendimento successivo per farlo migliorare.
A questo scopo, i bambini vengono guidati verso la scrittura attraverso tutta una serie di attività preparatorie coinvolgenti di tipo psicomotorio, percettivo e grafo-motorio, basate su un approccio prevalentemente ludico, soprattutto nella scuola dell’infanzia, che mette in gioco i sensi, promuovendo la consapevolezza di sè, del proprio corpo e del proprio benessere emotivo.
In questa prospettiva positiva l’insegnante non segnala e non corregge l’errore, ma interviene attivamente per aiutare il gruppo classe e ogni bambino singolarmente sulla base dei bisogni specifici del momento, a impadronirsi della sequenza motoria corretta per eseguire un tracciato o una lettera. pertanto, si evita di cancellare i prodotti grafici mal riusciti, a meno che non sia il bambino ad avvertire l’esigenza, puntando invece sul confronto col modello iniziale per migliorare progressivamente l’esecuzione dei tracciati, fino ad avvicinarsi sempre più spesso al modello.
Il principio pedagogico, seguito e trasmesso all’alunno è che “solo sbagliando si impara”, per cui l’errore non è più percepito come qualcosa di frustrante, indice di incapacità che abbassa il senso di autostima, bensì come un tentativo verso la riuscita finale di un tracciato o di una lettera ben fatta che prima o poi riuscirà senz’altro a realizzare.
Diventa quindi fondamentale valorizzare i prodotti grafici ben riusciti (cerchiandoli con la biro rossa ad ogni alunno), agendo in direzione contraria rispetto a quello che mediamente fanno gli insegnanti che sottolineano di rosso gli errori. Questa tecnica di valutazione positiva, anziché enfatizzare ciò che non funziona serve a evidenziare i progressi di ogni alunno, al fine di sostenerlo emotivamente e di rafforzare il senso di autostima, soprattutto nei momenti di maggiore fatica e difficoltà, accompagnando tale sottolineatura con l’approvazione verbale, per incoraggiarlo a proseguire il compito.
In questo modo, il concetto che si tende a trasmettere al bambino è che, se anche solo una volta egli è riuscito a eseguire bene il tracciato o una lettera, egli ha imparato questo come si fa e riuscirà di nuovo a realizzare un tracciato analogo più e più volte, ogni volta che saprà richiamare quell’apprendimento dentro di sé.
Di qui l’importanza del lavoro di analisi dei vari prodotti grafici realizzati, a gruppo di alunni alla lavagna e singolarmente sul quaderno, in cui l’insegnante offre frequenti occasioni di revisione, ponendo domande sulla qualità formale ed esecutiva di un tracciato rispetto al modello, per verificare la consapevolezza che ha il bambino di quale prodotto è meglio riuscito e degli aspetti che eventualmente deve ancora migliorare. Tale modalità di intervento, rafforza del resto anche la capacità di osservazione, di attenzione e di riflessione, la capacità di feed-back e di feed-forward per l’esecuzione successiva.
D’altra parte, talvolta è necessario che l’insegnante aiuti individualmente i bambini più in difficoltà, che non riescono da soli a prevenire a eseguire correttamente un tracciato, eventualmente anche guidando inizialmente la loro mano, offrendo un modello cinestetico, fino a portarli a una buona stesura o ad avvicinarsi quanto meno a una simile esecuzione, per rafforzare l’idea negli alunni con minori risorse grafo-motorie di potere comunque riuscire in questo apprendimento.
Un principio che si tende a comunicare ai bambini con questo metodo è l’idea che la scrittura è una conquista che richiede un lungo e continuo allenamento, che comporta dunque anche fatica ed impegno, solo attraverso i quali è possibile imparare a scrivere bene, in modo sempre più sicuro e facile, fino al punto che scrivere diventa un piacere e si può cominciare a modificare la grafia secondo il proprio stile personale, mantenendo comunque sempre un buon livello di leggibilità, per poter comunicare.
Inizialmente, si privilegia quindi la qualità sulla quantità, promuovendo il controllo motorio ed emotivo che consente di scrivere con cura formale e di disporre i tracciati in maniera ordinata e regolare nello spazio grafico.
Seguendo questo percorso metodologico, gli alunni, già a partire dalla scuola dell’infanzia, vengono stimolati a una progressiva scolarizzazione, in particolare, mediante la sequenza metodologica sopra proposta che porta alle capacità di : alternare i ruoli; ascoltare e osservare un compagno alla lavagna per prepararsi quando sarà il proprio turno; commentare e intervenire , su richiesta dell’insegnante, per esprimere il proprio giudizio sul grado di adeguatezza di un tracciato rispetto al modello; esibirsi alla lavagna di fronte al gruppo dei compagni, fino al raggiungimento di un prodotto grafico accettabile (Scrivere l’abilità dimenticata – Alessandra Venturelli).
Dott.ssa Marta Cappello Pedagogista e Grafologa formata in rieducazione della scrittura presso Associazioni Nazionali autorizzate alla diffusione del Metodo Francese in Italia:
e come “Consulente didattico e rieducatore della scrittura per la prevenzione e il recupero delle difficoltà grafo-motorie” tenuto dall’Università di Ferrara sotto la direzione della dottoressa Alessandra Venturelli, fondatrice del Metodo Venturelli®.